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Cristina ESTRADA, acj

Il 22 Aprile scorso è morta a Roma Madre Cristina Estrada: per 32 anni Superiora Generale dell’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù nonché prima Presidente dell’USMI ed Uditrice del Concilio Ecumenico Vaticano II. Nella stessa Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (in via Piave), a Roma, dove si venera il corpo incorrotto della Fondatrice dell’Istituto religioso, Santa Raffaella, ha avuto luogo (il 24 Aprile) il funerale di Madre Cristina.

Iniziava così l’articolo con il quale l’Osservatore Romano, il 28 Aprile 1985, ricordava l’alto operato della religiosa, la cui preoccupazione più grande fu quella di “compiere sempre e solo la volontà di Dio”. In questa pagina web a lei dedicata, pur considerando il dato storico, vogliamo esprimere i tratti di santità che, a ragione, l’annoverano tra le figure memorabili della nostra Congregazione Religiosa.

Madre Cristina era nata a L’Avana il 29 Aprile 1891 (suo padre era medico militare nel paese allora colonia spagnola). All’età di quattro anni rientrò, con la famiglia in Spagna e visse a La Coruña fino al 25 maggio 1914, giorno in cui iniziò il noviziato nella Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, a Gandia, in provincia di Valencia. Divenuta Ancella, fu chiamata a Roma, dove svolse il servizio di Istruttrice di Terza Prova dal 1930 al 1932; il 9 Maggio 1932 il Santo Padre Pio XI la nominò Superiora Generale della Congregazione.

Pochi giorni dopo Madre Cristina sentì l'ispirazione di donare la casa di Monte Mario, residenza della Superiora Generale, al Santo Padre Pio XI per un'opera della Chiesa. A seguito di un attento discernimento, il Papa accettò la donazione che a sua volta poté offrire a Padre Agostino Gemelli desideroso di aprire a Roma la facoltà di Medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e di costruire un ospedale. Era davvero un progetto benedetto dal Signore: ancora oggi il complesso del Gemelli gode di fama internazionale e offre i suoi servizi per la formazione di infermieri e medici cattolici.

Durante il suo governo l’Istituto crebbe in estensione e profondità. Nell’anno 1934 partirono le missionarie per il Giappone, fondazione voluta dal Cardinale Fumasoni Biondi, Prefetto della Sacra Congregazione di Propaganda Fide. Altre fondazioni del suo tempo furono quelle in Portogallo, in Irlanda, in Columbia, Uruguay e Panama, senza tralasciare la Spagna, paese d’origine dell’Istituto, e l’Italia.

In uno dei suoi viaggi in aereo ebbe modo di scrivere questa frase: “Penso che se andiamo così fiduciose nelle mani di questo pilota, quanto più dobbiamo esserlo nelle mani di Dio, anche se possono arrivare venti sfavorevoli e barcollamenti”. Sì, molte volte i venti soffiarono contrari.

Se Raffaella Maria e Dolores furono le fondamenta dell’Istituto, Madre Cristina fu il pilastro che lo sostenne, riportandolo allo spirito originario e rinvigorendo in esso la linea dell’amore, della verità e della semplicità: fu ritrovata, infatti, quella Grazia delle origini dalla quale il governo della precedente Superiora Generale, Madre Maria della Purissima, si era discostato, causando non poche sofferenze alle Fondatrici.

Madre Cristiana introdusse la causa di beatificazione della Fondatrice Raffaella Maria ed ebbe la gioia di vederla proclamata Beata da Papa Pio XII; potè anche assistere in San Pietro, il 23 gennaio 1977, alla canonizzazione.

Si definiva “Madre di tutte” e a tutte manifestava affetto e fiducia: ciò destava nelle consorelle, da lei chiamate a qualche mansione, una risposta sempre generosa e fedele. Nel 1942, ad una neoprofessa scriveva queste parole: “Chieda alla Santissima Vergine che, mentre mi tiene come Madre di tutte, non mi lasci neppure un momento la mano, ma mi conduca come una piccola cieca e insieme a me conduca tutte quelle persone che suo Figlio mi ha affidato”.

L’attività della Madre Cristina non si limitò all’Istituto, ma sentendosi figlia della Chiesa, cooperò in quelle iniziative a beneficio della vita religiosa. In modo particolare collaborò ai lavori di preparazione per la fondazione dell’Istituto “Regina Mundi” (formazione teologica delle religiose); fu protagonista in quel cammino che sfociò nell’USMI (Unione delle Superiore Maggiori d’Italia) di cui fu la prima Presidente.

Nel 1964 giunse alla Madre Cristina la nomina a Uditrice del Concilio Vaticano II: gliela comunicò lo stesso Segretario generale del Concilio Mons. Pericle Felici in una lettera del 22 settembre 1961: “Il Santo Padre si è benignamente degnato di ammettere alle sedute del Concilio Ecumenico Vaticano II, in qualità di Uditrice, alcune rappresentanti qualificate degli Ordini religiosi femminili. Ho il piacere di comunicarle che ella, Reverenda Madre è stata annoverata tra suddette Uditrici”.

Nel gennaio del 1965, pur rimanendo Uditrice del Concilio, lasciò il generalato, allora vitalizio, perché “nuove energie” conducessero la Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù su quella via che la Chiesa, con il Concilio, andava tracciando.

Nel 1968, quando nella Provincia d’Italia fu comunicato che tutte le suore si sarebbero chiamate sorelle, scrisse alla Madre Generale: “Mi sembra cosa molto bella, in linea con i tempi, ma la Superiora mi ha detto che a me continueranno a chiamarmi Madre. Ora, poiché non vedo il motivo di questa differenza, le sarei sinceramente grata se mi permettesse di far parte di quest’uguaglianza simpatica e fraterna. Sono piccole cose ma favoriscono l’unione alla quale dobbiamo sempre tendere e da parte mia, oggi, voglio contribuirvi più che mai”. Queste parole suonarono come un’eco che giungeva dal passato e manifestavano la sua volontà di conformarsi alla fondatrice Raffaella Maria: anch’essa aveva chiesto di “tornare ad essere una semplice sorella in tutto” (lettera del 30 giugno1895).

Alle Superiore di oggi e di domani Madre Cristina Estrada consegna un testamento di poche ma intense parole: “Bisogna avere molta pazienza: la pazienza e il tempo aggiustano molte cose. Bisogna amare molto tutte, essere ferme ma senza rimproverare”. A ogni Ancella di oggi e di domani chiede di imitare Raffaella Maria e di vivere la missione dell’Istituto, leggendo sapientemente i segni dei tempi, con la passione che arde nel Cuore di Cristo, che l’ha fondato.