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Maria (di Gesù) FIAMINGO, acj

“Per lei il soprannaturale era naturale. Guardandola si aveva l’impressione di una vita ricolma di pace, sembrava che contemplasse già Dio. Era una persona eccezionale, pur nell’ordinarietà della sua vita, perché viveva la dimensione sponsale della sua donazione al Signore come pochi, con quello slancio che derivava da un incontro tra lei, innamorata di Dio, e Dio, innamorato di lei. Una figura come questa ci dice cosa vale di più e di meno nella nostra esistenza, la sua fedeltà incondizionata sprona a riguardare la nostra fedeltà.”

Con queste parole, S.E. Mons. Di Cristina, nel giorno delle esequie, sintetizzava il profilo della nostra consorella Maria di Gesù Fiamingo, che nella notte tra il 18 e il 19 aprile 2002, poco dopo la mezzanotte, era “volata in cielo tra le braccia del suo Signore, pronta a cantargli il grazie per quel matrimonio ben riuscito con Lui”.

Maria di Gesù acj, al secolo Wanda Fiamingo, 90 anni di età di cui 69 di vita religiosa, era donna vivace, volitiva, tenace, aperta alla novità, capace di ascolto e di consiglio, desiderosa di piacere a quel Dio di cui, con naturalezza, comunicava l’Amore. Dinanzi all’infedeltà, ai soprusi, alle guerre, pregava incessantemente invocando il perdono. Dinanzi al bello, sapeva stupirsi: quando sgranava i suoi occhioni neri e pronunciava il suo caratteristico “Davvero!”, ciò che era oggetto di contemplazione la riportava a Dio, Vera Bellezza,  ed era per lei motivo di lode. Sapeva cogliere e valorizzare i doni meravigliosi che Dio aveva posto in ogni fratello o sorella che incrociava nel suo cammino: tutto questo “positivo donato” superava di gran lunga difetti e mancanze.

Tutto la entusiasmava, tutto la interessava, tutto la preoccupava perché il suo cuore era “aperto al mondo intero”. Amava con passione la Congregazione e ne seguiva con interesse le vicende. Chiedeva spesso notizie delle numerose persone che aveva conosciuto nei suoi spostamenti in Italia e nei suoi numerosi viaggi all’estero: di ciascuno custodiva nel suo cuore il nome ed il volto e tutti ricordava nella preghiera.

Tra gli incarichi più alti cui fu chiamata e che la resero nota nell’intera Congregazione, quello di Assistente Generale (per dodici anni partecipò al Governo di Madre Maria Luisa Landecho) e quello di Superiora della Provincia d’Italia. Il suo servire la Congregazione ad “alte quote” fu caratterizzato da quello stesso intreccio di umiltà e precisione che metteva nelle mansioni più modeste.

Ha compiuto tutto sotto lo sguardo di Dio: Adorazione Eucaristica ed Esercizi Spirituali secondo il metodo di Sant’Ignazio furono i pilastri del suo esistere e seppero trasformare la ragazzina “supervivace” e “quasi insopportabile” – così suor Maria raccontava della sua fanciullezza e adolescenza – in un’Ancella del Sacro Cuore di Gesù, che già nel camminare esprimeva quella danza di lode, interiore, sempre in atto per il suo Signore.

In questa pagina web, a lei dedicata, abbiamo voluto riprendere il simbolo delle due rose bianche che le postulanti Francesca ed Elina posero sulle sue spoglie mortali in segno di gratitudine e vicinanza: in esse s’identificano anche coloro che la conobbero e quanti nel giorno della sua nascita al cielo sintetizzarono la sua vita con frasi brevi e intense: “se n’è andata la suora del sorriso”, “era icona del volto di Dio”, “lascia una scia di profumo”, “che finezza e che eleganza la sua, era una vera signora”.